Congresso AISF rivoluzione terapeutica

Il 54° Congresso Nazionale AISF si è tenuto qualche settimana fa a Roma.  Il dibattito sull’HDV ha visto il contributo del Prof. Mario Rizzetto, Ordinario di Gastroenterologia dell’Università di Torino, scopritore dell’infezione nel 1977. Numerosi gli altri argomenti affrontati: l’epatocarcinoma e le nuove opportunità terapeutiche, l’importanza della nutrizione e di un corretto stile di vita per prevenire danni al fegato, nuove cure per la malattia di Wilson, la centralità italiana negli studi epatologici con particolare attenzione all’ipertensione portale, l’importanza dell’approccio multidisciplinare nell’affrontare le patologie relative al fegato.

EPATITE DELTA, RAPIDA PROGRESSIONE E GRAVI CONSEGUENZE

L’Epatite Delta si manifesta solo nelle persone affette da Epatite B. Si stima che nel mondo ci siano 10-20 milioni di soggetti coinvolti e che circa il 10% di coloro con Epatite B abbiano anche la Delta, sebbene in tanti non ne siano consapevoli. In Italia si stima che siano affette da HDV circa 15mila persone.

“L’Epatite Delta è, tra le diverse epatiti, la più severa in quanto progredisce assai rapidamente, fino a 10 volte di più rispetto all’Epatite B – sottolinea il Prof. Alessio Aghemo, Segretario AISF – L’infezione provoca un’infiammazione cronica che genera necrosi, le cellule epatiche vanno incontro a mutazioni genetiche, che alla fine determinano un clone cellulare che si espande fino a diventare epatocarcinoma. Se per l’Epatite B esistono trattamenti efficaci, finora non si è potuto dire altrettanto per la Delta. Inoltre, vi è il problema della rilevazione: meno di un paziente su due con HBV è testato per la Delta. Anche nei centri epatologici spesso c’è poca formazione, sebbene siano sufficienti semplici esami del sangue per diagnosticarla. Questo fa sì che vi sia un notevole sommerso e che le diagnosi siano spesso tardive, lasciando che il virus danneggi il fegato e che, tra coloro che non sono protetti da vaccino, si diffondano i contagi, che possono avvenire per via parenterale e sessuale”.

LA VACCINAZIONE CONTRO L’EPATITE B E I RISCHI DI CONTAGIO 

I numeri limitati in relazione all’Epatite Delta nel nostro Paese sono legati alla vaccinazione contro l’Epatite B, obbligatoria per i nuovi nati dal 1991. L’Italia è stata uno dei paesi pionieri nel rendere obbligatoria la vaccinazione per l’Epatite B, che previene ovviamente anche l’Epatite Delta, tanto che siamo uno dei pochi paesi con un tasso di vaccinazione per epatite B nei nuovi nati superiore al 90% – spiega il Prof. Aghemo – Per questo nella popolazione tra 0 e 40-45 anni questo virus è quasi del tutto assente e ancor meno si manifesta la Delta. Queste epatiti, invece, si riscontrano soprattutto nei giovani non nati in Italia o nella fascia over 45. In altri Paesi, come quelli dell’est Europa, c’è un tasso di vaccinazione più basso e una prevalenza più alta”.

COD. HDV22012