EASL - The Digital International Liver Congress

EASL – ILC2020, 29 Agosto

Oltre ai fattori di rischio ormai consolidati (età, sesso maschile e comorbidità come malattie cardiovascolari e obesità), anche la malattia epatica cronica può aumentare il rischio di COVID-19 grave.

Lo conferma i dati dei registri COVID-Hep e SECURE-cirrosi hanno supportato questo, mostrando un aumento graduale dei tassi di esiti avversi maggiori, inclusa la morte, con l’aumento della gravità della malattia epatica.

Per i pazienti con cirrosi scompensata, i numeri sono chiari: 79% di mortalità tra Child-Pugh C (punteggio per valutare la prognosi della malattia epatica cronica, principalmente cirrosi ndr) una volta ricoverato in unità di terapia intensiva (ICU) e mortalità del 90% una volta somministrata la ventilazione invasiva in questa popolazione.

COVID-19 ha avuto un profondo impatto nel contesto del trapianto di fegato, con un brusco calo dell’attività di trapianto in coincidenza con la pandemia, che ha richiesto la modifica dei programmi di trapianto, la ridefinizione delle priorità dei candidati al trapianto, la rivalutazione del rischio su base quasi quotidiana, e potenziale interruzione temporanea del trapianto nelle aree in cui il virus è prevalente.

Il messaggio chiave per i pazienti è che, sebbene coloro che hanno subito un trapianto di fegato siano a maggior rischio di infezione da COVID-19, la gravità della malattia sembra essere in linea con quella della popolazione generale.

Le linee guida inoltre sconsigliano ampiamente la riduzione della terapia immunosoppressiva, poiché non è stato dimostrato che questo aumenti il rischio.